Le InSolite Cose che rendono una giornata speciale


La fantastica giornata a Trastevere passata in compagnia di Fabiola non poteva certo concludersi meglio!
Dopo aver incontrato Malakapa e Glimoire ci siamo avvicinate a quello che di grano lunga era il banco più colorato ed eccentrico.

Lì abbiamo trovato Marco che ci ha raccontato della passione di Giorgia, sua moglie, e sua per le paste polimeriche. Una passione che condividono  da 20 anni...
20 anni!!! Non pensavo che si usassero da così tanto tempo, pensavo, piuttosto che fossero un materiale nuovo...
In realtà mi sbagliavo, e di molto, le paste polimeriche sono dei materiali plastici sintetici che rimangono duttili e malleabili fino a quando non vengono cotti in forno.

La più antica pasta polimerica è senz'altro il fimo, ideata da Kaethe Kruse, nel lontano 1939 e commercializzata poi con il nome di "fimoik" nel1954.

Storia sul fimo a parte, questo è quello che ci ha raccontato Marco sul suo InSolito lavoro.

Non hai mai contemplato di fare qualcosa di diverso dal creativo?
Io ho già fatto qualcosa di diverso! Ero un web designer. E finché il lavoro non ha lasciato me, io non ho lasciato il lavoro (ride). Oggi continuo a farlo per diletto collaborando per il sito web di Prendi L’Arte.
Poi ho fatto anche altro, ho fatto i panini, le pizzette, insomma quando serve è ovvio che si fa tutto.

E lì riuscivi ad esprimere la tua creatività?



Mmm… un po’ difficile….mi sono divertito molto quando ho fatto il cuoco!

Ah ecco, ti sei espresso attraverso il visual food… che è tanto in voga in questi ultimi anni?
No purtroppo! Ho mollato prima che diventasse una cosa figa… Diciamo che su quello non ho avuto la tempistica giusta ... (ride)

Senti ti faccio qualche domanda INsolita eh…
Vai!

In quale parte del tuo corpo nasce la tua opera? Da uno stimolo visivo, da un odore…
Nasce principalmente dal tatto. Per le paste ci vuole tatto! E poi da un discorso cromatico. Questo dei colori è un discorso che ci piace molto (a lui e Giorgia). Passiamo ore a dissertare sulle tonalità e sui colori.


Questi oggetti li progettate prima su carta?
Questi oggetti hanno genesi diverse, ma di base sì… facciamo dei disegni.
Ad esempio l’Albero della vita di Klimt è fedele all'opera, alla base pittorica intendo, ma la sua riproduzione con le paste polimeriche ha richiesto un discreto lavoro di progettazione preliminare.


 In generale si progetta prima. Con carta e penna o con l'ausilio del computer.

Quando sei in fase creativa, quando stai realizzando un progetto, come percepisci la realtà intorno a te? Distorta, ti alieni… cosa succede? Raccontaci un tuo momento creativo..
No, impossibile alienarsi, perché noi abbiamo un laboratorio in casa, abbiamo una figlia, abbiamo dei gatti…

Quindi devi restare vigile…
La vostra bimba ama anche lei creare?
Lei ha la sua creatività, ha i suoi progetti che porta avanti ….

Con due genitori creativi non potrebbe essere altrimenti…
In realtà non sappiamo bene cosa pensi realmente del lavoro dei suoi genitori... Quando vengono a trovarci i suoi amici restano affascinati e incuriositi dal nostro lavoro. Lei non mostra reazioni particolari. Abituata? Comunque la nostra teoria è di non pressarla in alcun modo. Cerchiamo di evitare il tipico effetto "reazione oppositiva" che in genere hanno i figli nei confronti dei genitori.

Quando realizzate i vostri oggetti, che incidenza ha sulla progettualità il pensare alle persone che li acquisteranno. Quanto vi lasciate condizionare dal cliente?
Facciamo quello che ci piace, ma indubbiamente una parte importante del nostro mestiere è rappresentata dal lavoro su commissione.
Questa parte, che sembra essere quella meno creativa, invece si rivela sempre sorprendente, stimolante e di grande soddisfazione.


Grazie al web lavoriamo spesso con committenti a distanza e il contatto è continuo.
É importante che il cliente segua le diverse fasi del lavoro. Dall'interazione e dal confronto tra proposta ed esigenze del cliente sono nate soluzioni INsolite molto particolari.
Ad esempio l'arancione e turchese dell'Albero della Vita di Klimt è frutto di una specifica richiesta di un cliente: lui ha chiesto blu e arancione, noi abbiamo proposto turchese in alternativa al blu che non ci convinceva troppo. Questo compromesso è piaciuto a entrambi e ora lo replichiamo con successo.

Parlami di questo albero, di Klimt...
A noi piace molto. E ci piace molto la filosofia di questo straordinario pittore austriaco, di portare l'arte ad essere alla portata di tutti. Di farla diventare un elemento decorativo della casa.

Noi ci sentiamo di collocarci in quello spazio in cui il prodotto, l'oggetto creativo non é per tutti, nel senso che non é un prodotto di serie mercificato, ma comunque é un prodotto che contiene un valore estetico ed un significato, un senso unico per chi lo acquista.


E' questo il valore aggiunto del "fatto a mano", il bello dell' oggetto non standard.

L’Albero della Vita di Klimt piace; molti scelgono questo oggetto che racchiude in se un simbolo meraviglioso per accompagnare e ricordare giorni importanti della propria vita, per matrimoni battesimi, comunioni.

Chi lo cerca lo sceglie perché ne conosce il significato. Poi trova noi e dice: "lo posso avere come voglio io…" e questo è il compromesso.

I vostri lavori si possono toccare? Ma è bellissimo!
"Si può toccare" è anche il fondamento della nostra filosofia. Come ti dicevo prima, le paste sono un'esperienza soprattutto tattile e cromatica.  Per quanto la lavorazione resti visivamente bidimensionale, il tatto dà all'oggetto una dimensione importante.

Una grande soddisfazione l’ho avuta una volta, con una donna non vedente... lei è passata e poi ha chiesto di toccare l'Albero di Klimt. E' stato fantastico … lei ha potuto vedere quello che non aveva avuto possibilità di vedere prima.

Se potessi suggerire qualche idea per valorizzare al meglio l’artigianato artistico… cosa suggeriresti?
Mah… quello che servirebbe sono spazi.

In una città come Roma, ad esempio, ci sono molti spazi degradati, abbandonati … anche in quartieri abbastanza centrali. Ecco, sarebbe un passo importante, per la valorizzazione sia del territorio che dei mestieri artigianali, dare la possibilità a chi fa attività di questo tipo, di avere disponibilità di questi spazi inutilizzati a condizioni agevolate…

L’ideale sarebbe che questi spazi fossero resi disponibili gratuitamente…
No, addirittura gratuitamente no. Ma andrebbero commisurate le spese. Il problema è che noi siamo OPI, non siamo artigiani propriamente detti.
Se sei artigiano devi essere iscritto all’albo degli artigiani e sei equiparato ad una serie di figure, di mestieri che portano introiti di un certo tipo....
Con l’artigianato artistico hai dei limiti strutturali. Se sei un artista vero, sei quotato e allora il limite strutturale si supera perché hai un guadagno commisurato ma è difficile.

Ma perché tu non ti senti un artista?
Quello che uno si sente è quello che uno è son cose differenti… ne faccio un discorso pratico.

No, non farmi un discorso pratico, dimmi quello che senti…
Noi facciamo artigianato artistico quindi realizziamo oggetti che stanno a metà tra arte e artigianato…

Ti chiedo il confine? Non sembra tanto facile definirlo. Ne fai una questione di prezzo? Dove sta il punto?
Il discorso di fondo è che, se tu devi vivere di questo e se tu non vai sulla serialità vera industriale, hai un limite strutturale che è quello che tu puoi effettivamente realizzare in una giornata.
Le nostre giornate sono fatte di  12 – 18 ore di lavoro a volte… non esistono fine settimana, non esistono ferie. Perché non puoi permetterti di lavorare 8 ore al giorno e basta. Oltre il lavoro materiale c'è la progettazione, il reperimento dei materiali, l'organizzazione per fare i mercati. Le attività sono tante e quindi hai un limite strutturale oltre il quale non puoi andare. Esiste un limite in quello che riesci a produrre in un mese... e se fai artigianato artistico non fai cose seriali.

Noi i nostri oggetti li lavoriamo rigorosamente a mano, non utilizziamo stampi.

Domanda conclusiva…secondo te si può vivere d’arte in Italia?
Si può sopravvivere d’arte in Italia….

Un bello slogan dai….beh confortante…?
E’ un primo passo, poi si spera anche di viverci…!

L'idea degli artisti folgorati dall'ispirazione che realizzano le loro opere presi dal furore creativo e poi si trovano tra le mani un capolavoro è falsa. Vivere della propria creatività costa lavoro, tempo, sacrificio, impegno, dedizione, rischio... però è un lavoro di grande soddisfazione.

Post in collaborazione con Fabiola Di Girolamo

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